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Daniele Ognibene Official Site

Il “Sovranismo alimentare” è di sinistra!

La trasformazione del ministero delle “Politiche agricole” in “Agricoltura e sovranità alimentare” sta sollevando molte critiche a sinistra. Dal Forum Sovranità alimentare, organizzato per la prima volta nel 2007 in Mali da “La Via Campesina”, si legge che «La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese».


È la dichiarazione di Nyéléni che così si intitola, come il Forum, in onore di una donna del Mali che sfidò il potere patriarcale nel “lavoro da uomini” dell'agricoltura e sconfisse i suoi concorrenti maschi riuscendo a superare il clima arido e ad addomesticare colture come il fonio, sfamando l'intera popolazione.

 

Liberà di espressione limitata
 
Se dal 30 giugno non leggete un post sulla mia pagina Facebook non è perché ho tirato i remi in barca, o perché politicamente mi hanno messo il bavaglio (anche se, in effetti sono stato imbavagliato) ma semplicemente perché da ormai 4 mesi il social network più famoso e utilizzato al mondo ha deciso di limitare la mia pagina. 

Un avvertimento, un cartellino giallo, perché ho espresso i miei dubbi con un post, che mi è stato cancellato, su ciò che è accaduto con l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia, che ha relegato gli interessi del popolo curdo a merce di scambio per ottenere l’approvazione della Turchia. 

 Facebook ha di fatto limitato la mia libertà di espressione.

Vi riporto qui il testo incriminato: 

 

Con questa dedica si concluse la prima iniziativa dell’estate veliterna del 2008. Io ero stato da poche settimane nominato assessore alla cultura. Credevo fermamente che la Città avesse bisogno di rimettere al centro la cultura, gli eventi e il recupero di spazi ormai in disuso.

Quell’estate cominciò con un’iniziativa tra le più belle, partecipate ed emozionanti che io ricordi. Con la sfacciataggine che da sempre mi contraddistingue, ma anche con tantissima soggezione, invitai Eugenio Scalfari a presentare il suo libro appena uscito, “L’uomo che non credeva in Dio”.

I giorni precedenti li passai tra l’organizzazione dell’evento e la scrittura del mio intervento. Non volevo che la prima iniziativa avesse sbavature e non volevo fare brutta figura agli occhi del giornalista che così tanto aveva influenzato il mio pensiero politico e la mia passione ideale.

Per giorni scrissi e cancellai diverse volte il mio intervento, lo lessi ai miei malcapitati amici, lo corressi almeno un centinaio di volte, fin quando mi convinsi che la versione era quella giusta.

Arrivò il giorno dell’iniziativa e vedere il Direttore lì affianco a me, mi provocò una tale emozione da non riuscire a tenere fermo il foglio con il mio intervento. Decisi che tra la figuraccia di non riuscire a tenere un foglio in mano e quella di parlare a braccio, dicendo qualche strafalcione, fosse più conveniente la seconda. Parlai della democrazia, della Grecia e delle stelle. A ripensarci oggi provo più imbarazzo di allora.
L’iniziativa andò avanti con decine di domande, tra la curiosità del pubblico. Al termine dell’incontro ringraziai il direttore e gli chiesi di autografare una copia del suo libro. La dedica fu appunto “A Daniele, militante di democrazia”.
Custodisco quel libro come una reliquia, fu l’inizio di una stupenda stagione culturale per Velletri e per me un grande incitamento ad andare avanti.

Scalfari ha passato moltissimi anni nella nostra Città. La casa fu comprata dal padre e per il direttore questo luogo credo abbia rappresentato un’oasi di serenità e spensieratezza.

Il direttore è stato molto legato anche alla politica locale. Quando nel 1995 l’allora sindaco Valerio Ciafrei decise di non ricandidarsi per il secondo mandato fu chiamato da Scalfari, il quale provò in ogni modo a convincerlo a ripensare la sua scelta. Il Direttore chiamò i vertici nazionali dell’allora PDS affinché svolgessero un ruolo di ricucitura. Scalfari era convinto che senza la candidatura di Valerio Ciafrei, Velletri sarebbe caduta nella mani della destra, un fatto inedito per la città dei Castelli. La storia è nota: Ciafrei non si ricandidò e Velletri visse più di 10 anni di giunta di centrodestra.

Nel 2014 per i 90 anni di Scalfari organizzammo la festa di compleanno al Comune. Lui che dagli anni 90’ fu insignito della cittadinanza onoraria, accettò con entusiasmo di festeggiare nella sua città il proprio compleanno. Fu una festa veramente molto bella, la sala Tersicore allestita da Benito al Bosco fu un mix tra una festa popolare e un aperitivo su terrazza.

Solo pochi mesi fa, con le figlie Donata ed Enrica, abbiamo organizzato una proiezione pubblica del documentario “A sentimental journey”, che ripercorre gli aspetti più intimi della vita di Scalfari. È stato l’ultimo omaggio della sua Velletri. Non abbiamo mai dimenticato la sua disponibilità a partecipare alla vita della nostra comunità.

Perché ho raccontato questo? Per dire che La Repubblica era davvero ad immagine e somiglianza del suo fondatore. Tenere insieme l’alto e il basso, le analisi dei grandi intellettuali con la denuncia delle sofferenze dei più deboli, l’ascolto delle istanze del territorio con le trasformazioni internazionali.

Lo scherzo del destino è arrivato anche nel giorno della sua dipartita. Se ne è andato proprio in quel 14 luglio a cui lui era così legato.

La mia casa paterna dista poche centinaia di metri dalla sua. Ogni 14 luglio vedevo il cielo illuminarsi da fuochi d’artificio per festeggiare la Presa della Bastiglia, nel classico stile francese. Chissà se li vedremo ancora. Ma certamente dal prossimo anno quella data per me rappresenterà anche il giorno in cui rivolgerò un pensiero ad uno degli uomini che più ha inciso nel mio percorso politico.