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Il “Sovranismo alimentare” è di sinistra!

Il “Sovranismo alimentare” è di sinistra!

La trasformazione del ministero delle “Politiche agricole” in “Agricoltura e sovranità alimentare” sta sollevando molte critiche a sinistra. Dal Forum Sovranità alimentare, organizzato per la prima volta nel 2007 in Mali da “La Via Campesina”, si legge che «La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese».


È la dichiarazione di Nyéléni che così si intitola, come il Forum, in onore di una donna del Mali che sfidò il potere patriarcale nel “lavoro da uomini” dell'agricoltura e sconfisse i suoi concorrenti maschi riuscendo a superare il clima arido e ad addomesticare colture come il fonio, sfamando l'intera popolazione.

 


Non si tratta in questo caso di teorizzare la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato a discapito di altri, ma di invocare un sovranismo alimentare, che difenda gli interessi delle generazioni future e offra una strategia per contrastare il commercio neoliberista.


Il rapporto Food Baron realizzato dall’ETC Group dimostra che il mondo dell’alimentazione è in mano a pochi colossi che decidono le regole del mercato. La Sygenta Group, Bayer, BASF e Corteva da soli detengono e controllano il 40% dei mezzi tecnici e di produzione (chimici e tecnologici), più della metà del mercato dei semi, il 61% di quello farmaceutico animale, il 62% del mercato globale e il 100% del mercato della genetica animale e vegetale.

 

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L'odierna catena alimentare industriale consente alle multinazionali del cibo di detenere più potere economico di 3,6 miliardi di persone che formano le famiglie di agricoltori, pescatori e produttori.


Si sta creando una enorme concentrazione, sia di materie prime alimentari che di mezzi tecnici, in mano a nazioni come la Cina e a società con sede negli Stati Uniti che stanno sviluppando sistemi tecnologici basati sull’intelligenza artificiale, algoritmi e robotica finalizzata alla raccolta dei Big Data. Questi dati sono la base per una nuova agricoltura dominante nel mondo e hanno l’obiettivo di rendere il mercato calcolabile per ottenere il massimo profitto.


Di fronte a questi colossi l’Europa non si sta muovendo adeguatamente. Perfino la Francia, che considera l’agricoltura un suo asset fondamentale con aziende molto importanti attive nel settore, sembra un nano tra i giganti. L’Europa, nonostante l’impostazione storica della PAC, politica agricola comune, sembra essere poco all’avanguardia, anche se questa misura comunitaria ha permesso da quando esiste al nostro continente di non affrontare più una crisi alimentare.


Per quanto riguarda l’Italia, invece, sovranità alimentare non è la vecchia storia fascista dell’autosufficienza (che per intenderci non si riuscì a raggiungere neanche durante il ventennio di dittatura), ma significa importare ingenti quantità di materie prime che poi con maestria i produttori trasformano nel miglior Made in Italy.

 

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“Sovranismo alimentare” non si traduce nel non prendere più il grano dall’estero, ma dare forza alle realtà che si occupano della trasformazione finale. Quel grano, infatti, in Italia diventa la migliore pasta del mondo. Sovranità alimentare vuol dire massima capacità operativa e in momenti storici di crisi poter utilizzare i terreni per aumentare la produzione.


La forte cementificazione e la mancanza di territori estesi per la coltivazione non impediscono all’Italia il ruolo di grande produttore di materie prime, ma ancora le consentono di proporsi come il Paese delle eccellenze. Tornare alla vocazione produttiva di ciascun territorio può essere lo strumento per permettere alle piccole realtà di fare filiera, con uno sguardo attento alle peculiarità di alto livello.


Sostenere la sovranità alimentare significa riconoscere l'importanza vitale dei sistemi alimentari non industriali in questo momento di crisi alimentare, sanitaria e ambientale.


Giudicheremo il nuovo ministero guidato da Francesco Lollobrigida non dal nome del ministero ma dai fatti ma dubito che la Meloni e il suo governo seguiranno la “Via Campesina”. Soprattutto se nella guerra in Ucraina, lascerà che il vento atlantista soffi più forte e potente di quello europeo. 

 

Immagine presa da: pambazuka.org