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Daniele Ognibene Official Site

Giù la Muskera

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L'antisemitismo e l'islamofobia dilagano nel mondo, ma nessun luogo è un terreno più fertile per questi sentimenti negativi della piattaforma social X ( il vecchio Twitter).

Da quando Elon Musk, il deus ex machina di Tesla, ne è diventato il padrone, su X è esplosa una propaganda becera.

I tweet di organizzazioni antisemite, rilanciati dal profilo di Musk, sono diventati virali in modo straordinario.

Con Musk alla guida X, i cambiamenti sono stati repentini: licenziamenti selvaggi, filtri saltati e profili resi inaccessibili per qualsiasi ricerca, trasformando la piattaforma in un ring senza esclusione di colpi.

Per comprendere Musk dobbiamo risalire alla sua infanzia a Pretoria, in Sud Africa, in un ambiente Afrikaner permeato di misoginia e apartheid.

All’apparenza sembra il maschio alfa per eccellenza. La sua genialità è mescolata ad un egocentrismo marcato ( condito da uso di qualche sostanza proibita). Musk è oggi una delle figure più influenti e controverse della nostra era. Più potente di uno Stato sovrano.

Oggi Musk è ricevuto dai capi di Stato di tutto il Mondo, investe in aziende innovative, lancia razzi spaziali ( con scarso successo), mette i suoi satelliti al servizio di conflitti bellici, arrivando ad influenzare persino le elezioni.

Se fosse russo sarebbe già definito un oligarca, ma da occidentale è visto sempre come un imprenditore di successo.

I tweet antisemiti non hanno fermato Netanyahu dall’incontrarlo. Le contraddizioni di questo mondo in frantumi sono evidenti. Perché il denaro, si sa, fa dimenticare tutto.

I social sono diventati un potente strumento di potere, lontani dalla libertà di espressione che pensavamo offrissero.

Si sono trasformati nei media più invasivi che conosciamo, più della stessa televisione, senza regole chiare, capaci di soffocare il dissenso e amplificare l'odio. Non è da meno la piattaforma dove ora sto scrivendo questo post (ma questa è un’altra storia o la stessa vista da una posizione diversa).

Musk è l’esempio lampante di come queste piazze virtuali, sempre più
affollate, incidano su quelle reali.

Difficile invertire la rotta, trovare una mediazione tra il frenare l’odio sociale senza reprimere la libertà di parola.

Ma la politica servirebbe proprio a questo. A cercare soluzioni.

 

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